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Scafati

SALERNO PROVINCIA

Riportiamo un articolo apparso sul periodico
mensile "La Voce di Scafati" n.1 del Marzo 1996
a firma di Angelo Pesce




VINCENZO GALLOPPI
E LA CHIESA DI S. MARIA DELLE VERGINI



Scopriamo l'artista che aveva firmato nel 1886
le volte della crociera e la cupola della chiesa



Poche, scarne parole fu tutto quello che qualche anno fa riuscimmo a scrivere sull'artista napoletano che, sul chiudersi del secolo scorso, decorò con le sue fastose composizioni la cupola e le campate della crociera della chiesa parrocchiale di S. Maria delle Vergini - Una chiesa sul fiume - com'era felicemente definita nel sottotitolo del volumetto pubblicato nel 1992.
L'artista, che aveva firmato quella che presumibilmente era stata l'opera eseguita a coronamento del suo lavoro a Scafati, un coro di angeli e musici sotto la volta della navata principale, era Vincenzo Galloppi, e l'anno il 1886.
Com'è nostra abitudine effettuammo diligenti ricerche per sapere qualcosa di più su di lui, per poterne tratteggiare la vita e la produzione, ma nessuno dei tanti repertori biografici consultati faceva mimimamente cenno ad un pittore di tal nome. La cosa ci sembrò rasentare l'inverosimile dal momento che uno sguardo attento a quanto da lui realizzato a Scafati rivelava una ben consolidata conoscenza del mezzo pittorico ed una capacità espressiva dai risultati quanto mai felici, in considerazione anche delle difficoltà tecniche che l'affresco comporta quando entra in gioco il fattore prospettico, come nel caso della superficie interna di una cupola (per non parlare di malferme impalcature di legno alte decine di metri dal suolo).
A tutto ciò va aggiunta la considerazione che l'autore dei dipinti era chiaramente dotato di quella vasta cultura biblica, agiografica e storico-ecclesiale da cui non si può prescindere quando si affrontano opere di tale vasto respiro, con centinaia di personaggi ognuno da inserire nel giusto contesto.

A fronte del mutismo delle fonti bibliografiche su Vincenzo Galloppi dovemmo arrenderci con rammarico, coltivando tuttavia la segreta speranza che prima o poi qualcosa venisse fuori, dal momento che era ed è nostra ferma intenzione dedicare alla chiesa di S. Maria delle Vergini un documentato e approfondito lavoro della collana che ha per protagonisti Scafati e il fiume Sarno.
La svolta risolutiva c'è stata la mattina di questo 3 di febbraio, quando sono stato raggiunto a Torre del Greco, dove abito, da una concitata telefonata da parte di mia zia Virginia - una vita trascorsa tra casa e chiesa - che mi invitava a correre al più presto a Scafati dove nella parrocchia c'erano delle persone che era importante che incontrassi.
Poiché per altri motivi stavo facendo esattamente quello, raggiunsi Scafati nel giro di una ventina di minuti ed ebbi così la buona sorte di incontrare il prof. Antonio Parmiciano, nipote per via materna di Vincenzo Galloppi, che, accompagnato dal figlio Giorgio, era venuto a Scafati per ammirare e documentare l'opera di suo nonno in vista della preparazione di una monografia sull'artista.
Il professore e suo figlio erano naturalmente entusiasti di ciò che stavano vedendo, essendo arrivati per la prima volta a Scafati dopo aver fatto il giro di numerosi altri luoghi dove le opere dell'avo facevano bella mostra di sé, spesso ben conservate, ma talvolta in cattivo stato per il degrado delle opere murarie delle cappelle e dei monumenti dove erano ospitate, o anche perché deturpate da dilettanteschi e frettolosi “restauri".
L'incontro, alla cui origine c'è da segnalare la sensibilità del sig. Luigi Piccolo, coadiutore laico del parroco Alfredo Scibelli, ha avuto toni di reciproca simpatia e affabilità, cosa che per esperienza è quasi sempre di regola allorché ad incrociare le strade sono persone animate soltanto da interessi culturali e dalla passione per tutto ciò che, pervenendoci dal passato, è parte integrante del nostro stesso essere.

foto a lato : S. Domenico che predica agli albigesi



E' stato così che è crollato il velo su Vincenzo Galloppi, l'artista che in una stagione di lavoro eroico affrescò l'enorme superficie che forma le volte della nostra chiesa.
Attraverso le memorie raccolte e redatte dal fratello di Antonio, Giuseppe Parmiciano, che per oltre un trentennio convisse con il longevo artista, sappiamo così che Vincenzo Galloppi era nato a Napoli il 30 novembre del 1849 e che venne iniziato dal nonno paterno Andrea, anch'egli pittore, a muovere i primi passi nel campo delle arti figurative.
Nato in una famiglia relativamente agiata per quelle che erano le condizioni del tempo, Vincenzo si trovò tuttavia fin dal 1868, con la morte del padre, orfano assieme a due altri fratelli minori, e a dover quindi sostenere la famiglia col suo lavoro. Già noto a maestri pittori e scenografi, venne presto chiamato a collaborare alle loro opere, mentre non tralasciava la sua preparazione teorica e culturale attraverso la frequenza dei corsi dell'Istituto di Belle Arti.
Sviluppata una buona padronanza delle tecniche dell'affresco (ma anche della pittura ad olio e dell'acquerello), Vincenzo venne ancor giovane prescelto per curare i lavori di restauro in importanti chiese di Napoli e del circondario, la qual cosa gli consentì di intraprendere dopo qualche tempo un'attività indipendente che lo avrebbe portato a raggiungere importanti traguardi artistici nel periodo a cavallo tra i due secoli.





"Lasciate che i pargoli vengano a me"


Le sue composizioni adornarono, tra l'altro, la casa dello statista Francesco Crispi a Napoli e la villa dell'imperatrice Elisabetta d'Austria a Corfù, ma Vincenzo non disdegnò di prodursi anche nella realizzazione di scene per il teatro di Eduardo Scarpetta, nella decorazione di sipari di alcuni prestigiosi teatri e nella stesura di bozzetti per una quantità di feste di quartiere, da sempre numerosissime nel calendario partenopeo.
Le opere a cui tuttavia è affidata la sua connotazione di artista sono principalmente quelle eseguite in svariati edifici sacri di Napoli e del Meridione. Suoi affreschi si trovano infatti nelle chiese di S.Teresa a Chiaia, S.Pietro a Patierno, S.Gennariello al Vomero, S.Nicola da Tolentino, S.Giovanni in Corso e S.Domenico a Piazza Dante, per citarne solo alcune.
Fuori di Napoli altri affreschi sono in S. Ciro a Portici, nella chiesa del Clero di Gesù e Maria a Castellammare di Stabia, nel tempio del Cuore di Gesù e di Maria SS Addolorata nonchè nella parrocchia del SS Salvatore a Scanzano, nella chiesa e monastero dei Padri Paolotti a Taranto, e, naturalmente, a Scafati, dove, come risulta da un documento, fu impegnato almeno fino a tutto il 1889.
Chi gli commissionò il lavoro nella nostra città? E' questa una domanda alla quale per ora non sappiamo dar risposta: tutto ciò che possiamo dire è che si era all'epoca del parroco Sabato AieIlo e che, essendo la chiesa di patronato laicale, dovette forse esserci un certo coinvolgimento finanziario da parte dell'Amministrazione Comunale.
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foto a lato: La proclamazione del dogma dell'Assunzione


Oltre che con gli affreschi, Vincenzo Galloppi è presente con innumerevoli composizioni su tela in tantissime altre chiese, avendo dipinto opere impegnative fino alla soglia degli ottant'anni. Ma neanche nella terza età la sua vena creatrice si affievolì: continuò infatti a tenersi in attività disegnando e dipingendo quasi ogni giorno, fin quando la morte non lo colse, alla rispettabile età di novantadue anni compiuti, il 12 di gennaio del 1942, nel pieno di quel tragico periodo per la città di Napoli, quando i bombardamenti alleati imperversavano di giorno e di notte e si era costretti continuamente a cercar scampo nei rifugi.
Amico e oggetto di stima da parte dei maggiori pittori napoletani dell'epoca, non ricevette gli apprezzamenti pubblici che certamente meritava, a causa di alcune sue coerenti scelte personali (scrupolosamente religioso, non volle mai, benché sollecitato, iscriversi a società segrete, allora tanto determinanti per l'affermazione e il successo anche commerciale dei loro adepti) e per il carattere schivo e alieno da protagonismi che lo contraddistingueva.
Ora che su Vincenzo Galloppi sappiamo qualcosa in più potremo certamente meglio apprezzare il suo lavoro quando in contemplazione mistica, o magari alla ricerca di distrazioni da una predica noiosa, o semplicemente animati da sana curiosità, solleveremo gli occhi verso le volte spaziose e la cupola eterea della chiesa di S. Maria delle Vergini a Scafati.




Gruppo di angeli musici


Tutte le foto di questa pagina sono state scattate da
Giorgio Parmiciano con la consulenza di Antonio Parmiciano
e si riferiscono alla Chiesa in questione

Vincenzo Galloppi è autore anche di tutte le cornici e le decorazioni delle volte
nelle foto sotto altre opere nella stessa Chiesa




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